MONASTERO E CHIESA DI SANT’ANNA – Albino

Il complesso monastico ha subito numerose trasformazioni nel corso dei secoli.
La chiesa, attribuita all’architetto Giovanni Battista Caniana, esponente della locale corrente tardobarocca, viene realizzata tra il 1742 e il 1790.

Dalla lettura dei disegni planimetrici (conservati presso l’archivio Fantoni di Rovetta) rileviamo come il Caniana si sia attenuto a tutte le norme previste dal trattato del 1577 di S. Carlo Borromeo per la costruzione delle chiese monastiche femminili.

L’elemento fondamentale è la presenza di un setto murario, di altezza pari all’imposta degli archi, che divide lo spazio interno della chiesa in due parti distinte: una per i laici e una per le monache; la prima viene definita esterna, la seconda interna. Questo muro divisorio è addossato all’altare maggiore ai cui lati si notano, ricavate nello spessore del muro, un’apertura a ruota per la consegna dei paramenti sacri al sacerdote, e una finestrella rettangolare per la distribuzione della comunione alle monache.


Poiché le funzioni proprie di una comunità di clausura devono essere isolate da tutto e da tutti, compresi i confessori e i sacerdoti che celebravano gli uffici sacri, la chiesa interna è direttamente collegata con il chiostro e con gli altri locali di servizio. Al lato della chiesa è previsto un corridoio senza alcuna apertura che conduce a un matroneo, chiuso da grate, ricavato sopra il portico esterno; anche la presenza del portico risponde a precise regole: elimina infatti l’inconveniente di una veduta verso la strada.


La configurazione complessiva della chiesa, oltre che dalle citate necessità, è stata condizionata anche dalla particolare ubicazione nel centro del paese. Il sito, ha influito sulla soluzione planimetrica generale, che risulta a prevalente sviluppo longitudinale. Nonostante questa prevalenza, la chiesa esterna ha un impianto planivolumetrico prevalentemente centrale: infatti è nella zona principale, a pianta quadrata, con la cupola, che si raggiunge la massima estensione verticale.

 


L’ordine architettonico interno presenta una trabeazione che delimita inferiormente uno spazio di dimensioni proporzionate, articolato anche da due cappelle laterali, al di sopra del quale si svolge la composizione delle volte decorate molto sobriamente da affreschi.
La chiesa esterna a pianta quadrata è sormontata da una cupola affrescata da Filippo Comerio; mentre il coro della chiesa interna custodisce 37 stalli intarsiati, opera di Andrea Fantoni.
La facciata, proprio per i motivi di localizzazione accennati, presenta una purezza di linee e una soda volumetria che le conferiscono un aspetto laico, che ben si adatta al tessuto cittadino.

Descrizione storica

Dell’originario complesso, fondato nel 1525 da Lucrezia Agliardi, grazie a una donazione di Bernardo Spini e Giovanni Marini, e costruito a partire dal 1529, rimane testimonianza nei loggiati al piano superiore del primo chiostro e nel porticato adiacente via S. Anna.
La chiesa settecentesca, risulta invece ancora quasi integra nella sua conformazione originale.
Il 21 giugno 1798 il monastero venne soppresso e la chiesa utilizzata come sussidiaria della parrocchiale; successivamente vi si insediò l’ordine delle suore del Sacro Cuore.

La parete divisoria tra le due chiese, persa la vocazione claustrale del complesso religioso, è stata sostituita da una quinta vetrata.
Nel 1852 Giovanna Macchi, che gestisce in Milano una casa per accogliere le giovani “pericolanti”, acquista gli edifici del monastero di Sant’Anna, li fa restaurare e vi trasferisce le sue giovani; apre anche un convitto per lefanciulle benestanti di Albino e dintorni.

Nel 2000 l’Istituto offre il complesso monastico al mercato immobiliare e trasferisce le attività didattiche presso il convento dei Frati Cappuccini.
Nel 2001 il Comune ne acquista la porzione sud-est e vi allestisce la scuola statale dell’infanzia “Attilio Manara”.


Nel 2002 la Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Lombardia nell’autorizzare l’alienazione del convento di Sant’Anna a un privato, lo dichiara di interesse
storico artistico, in quanto edificio di antiche origini, già adibito a uso scolastico182.
La nuova proprietà elabora un progetto che si articola nel restauro conservativo della parte storica e in un nuovo corpo edilizio nel cortile a meridione, il tutto con destinazione abitativa e terziaria. Il 29 gennaio 2007 la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia vincola la casa del pittore Giovan Battista Moroni, corrispondente all’edificio della scuola statale dell’infanzia, dichiarandola di particolare interesse ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio 183.

Elementi significativi

L’abitazione del pittore Giovan Battista Moroni e della sua famiglia era sita nelle vicinanze del complesso monastico di Sant’Anna; è probabile che i Mori abbiano collaborato con la fondatrice nella fase di costruzione delle primitive strutture del monastero. A partire dal 1555 il pittore è presente in Albino, che diviene il suo principale luogo di residenza; nel 1557 dipinge, infatti, il Ritratto della Badessa Lucrezia Agliardi, direttrice e fondatrice del Monastero di S. Anna, oggi collocato al Metropolitan Museum di New York.

Il dipinto è un importante punto di riferimento per la cronologia dei ritratti moroniani, rappresenta un superbo approccio a una realtà vista senza reticenze, ma certamente con umana penetrazione, e conclude il percorso giovanile del maestro bergamasco. L’eccezionale maestria pittorica, unita alla semplicità di mezzi nel rappresentare la sagoma unita e coloristicamente sobria del modello contro il grigio luminoso del fondo, la nordica trasparenza del velo e il viso dove i toni gialli si accendono di rosso hanno fatto citare Rubens, Van Dyck e Velazquez.

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