Miniere di Dossena

Le miniere di Dossena furono citate per la prima volta dallo storico e naturalista latino Plinio il Vecchio nella sua opera “naturalis historia”: La vena di metallo viene cavata in questo modo e depurata col fuoco. Si produce anche da un minerale contenente rame, detto cadmia, noto nelle terre al di là del mar mediterraneo e un tempo di campania, ora anche nel territorio dei bergamaschi, la zona estrema dell’Italia. La parola cadmia indica la calamina, un minerale estratto proprio nelle antiche miniere di età romana sul monte Vaccareggio.

A testimoniare tali origini sono stati i ritrovamenti di utensili risalenti a quell’epoca. Le tecniche di estrazione utilizzate erano ancora molto primitive; gli scavi venivano praticati manualmente con pesanti piccozze e il materiale era trasportato all’esterno mediante carri rudimentali. La manodopera dell’epoca era lo sfruttamento degli schiavi, probabilmente dei primi cristiani; da questo si ipotizza anche risalga l’origine della chiesa arcipresbiteriale di Dossena. Con l’ascesa dell’impero Romano anche le miniere furono abbandonate, per essere poi riattivate nel medio evo.

Col passare degli anni le tecniche di estrazione si evolsero fino ai giorni nostri, in cui venivano utilizzati mine e trivelle ad aria compressa, mentre per il trasporto ci si serviva di trenini guidati da locomotive diesel (molto dannose per la salute degli operai).

Tra il XV e XVIII sec. durante il dominio della Repubblica di Venezia fu ripristinata l’estrazione da alcuni antichi giacimenti ancora attivi, dando anche inizio alla ricerca di altre vene. Agli inizi del 1500 risalgono alcuni studi di Leonardo da Vinci, proprio su alcune particolari tecniche utilizzate nelle miniere di Dossena, oltre che a opere di mappatura della zona; esistono infatti due suoi disegni di mappe riguardanti Dossena e la Val del riso, conservati a Londra, nella biblioteca reale di Winsor. Lo sfruttamento industriale delle miniere comincio cominciò nel 1801 a Gorno, soprattutto per materiali ferrosi.

Nella seconda metà dell’ottocento si avviano le ricerche minerarie in val Parina e val del Riso. Dal 1869 al 1909 avviene una forte estrazione di calamina con conseguente produzione di zinco. L’estrazione della fluorite fu iniziata dalla Società Austro-Belga durante la prima guerra mondiale. In seguito subentrò la Società Anonima Mineraria Prealpina che concentrò i lavori nella zona del Livello Sandri.

Dal 1929 al 1981 avviene una grande estrazione di fluorite. Nel corso degli anni ’30 l’estrazione si spostò più a nord, nel sito denominato Lente Martelli, lunga 800 metri, alta 70 e larga 40. Il materiale estratto veniva mandato alla laveria tramite teleferiche, dove veniva selezionato il materiale utile dalla roccia incassante; gran parte del minerale veniva cernito dalle taissine, donne che frantumavano le pietra a mano, dividendo il minerale dalla roccia.

Nel secondo dopoguerra l’attività mineraria si sviluppò quasi unicamente nella Lente Martelli, nonostante il materiale cominciasse a scarseggiare, tanto che, in seguito allo svuotamento di alcune colonne contenenti grosse sacche di fluorite, si verificarono numerosi crolli interni. Nel corso dei secoli la suddivisione del minerale utile dalla roccia di scarto è sempre stata fatta manualmente o mediante strumenti rudimentali; questo faticoso sistema di cernita continuava ad essere praticato anche dopo l’industrializzazione.

A questo scopo, nel 1954 fu installata la Laveria del Brembo, in località Portiera, fraz. Di Camerata Cornello, un sistema di frantumazione a frantoio, periodo in cui le miniere contavano 157 dipendenti. Nel 1956 si costituisce la Società Montanistica Bergamasca, che cesserà definitivamente l’attività il 26 giugno 1981. Cimelio di pala meccanica mod. EIMCO 12b, ritrovata in uno dei livelli inferiori delle miniere di fluorite in loc. Paglio; utilizzata per raccogliere il materiale scavato durante l’avanzamento delle gallerie.

Un monumento alla storia antica e moderna di una terra, di una realtà che è stata parte integrante per la nascità e lo sviluppo di un’intera provincia e oltre, ma soprattutto in memoria di coloro che hanno sacrificato se stessi per dare alla società ciò che quella stessa società è abituata a dare per scontato.

 

Una miniera di gusto

 

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Come raggiungere Dossena

Autostrada A4 Milano-Venezia, uscita Dalmine. Proseguire per circa 14 km in direzione valle Brembana, fino a Villa D’Almè, sulla SS 470dir. Quindi percorrere la SS470 in direzione San Pellegrino Terme per 19 km, quindi attraversare la località termale e svoltare a destra presso l’indicazione “Dossena”. Dopo aver percorso circa 10 km di strada panoramica, si raggiunge in centro di Dossena, a circa 1050 metri slm; proseguire quindi per località Paglio, fino a raggiungere il sito minerario.

L’Associazione nasce ufficialmente il giorno 29 maggio 2015.

Non sappiamo di volere qualcosa finché non ci viene proposta
Ci sono spettacoli che chiunque ha il diritto di ammirare; teatri naturali tra conformazioni geologiche e siti minerari di un’importanza storica e culturale espressa in mille anni di insediamenti. Questo è quanto l’Associazione Miniere di Dossena intende valorizzare, per poter offrire al pubblico un ambiente da visitare insolito ed entusiasmante, ricco di argomenti di profondo interesse che, in qualche modo, hanno interagito nella storia di tutti.
I lavori di ripristino delle miniere di Dossena, in località Paglio, sono iniziati nel settembre 2014, grazie al lavoro di 80 volontari coordinati dal Comune di Dossena. La pulizia dagli antichi detriti, l’illuminazione e la messa in sicurezza dei tunnel prefissati, hanno reso possibile l’inaugurazione avvenuta il 06 dicembre 2014, e la successiva apertura del 02 maggio 2015, lungo un tragitto relativamente breve attraverso antichi scavi minerari. I lavori di ampliamento sono tutt’ora in corso, al fine di proporre al pubblico un viaggio sempre più lungo, nel profondo della montagna e nel profondo delle storie di coloro che le hanno vissute.

IMG_0202Le operazioni di pulizia e di ripristino, per predisporre nuovi percorsi visitabili, sono in costante attività; ma ancora più attive sono le escursioni di ricerca tra le interminabili gallerie minerarie, sempre più in profondità, nella speranza di trovare reperti dimenticati di inestimabile valore storico.

treno

Mappa risalente agli anni ’70.   Il disegno mostra la galleria d’accesso, che nell’ultimo secolo di attività fu l’ingresso principale usato dagli operai, per la fornitura di aria e acqua mediante compressori e pompe e per il trasporto all’esterno del materiale estratto. Il tunnel principale, lungo circa 300 mt, sbocca in una caverna artificiale presso la quale si poi si divide in due gallerie. La galleria del vento, che conduce verso un esteso sito di estrazione sviluppato su vari livelli, attraverso i quali è possibile arrivare al di sotto dell’abitato di Dossena, oppure raggiungere l’annesso sito minerario presso la nota caverna artificiale Lente Martelli. La galleria dei sospiri, fu uno degli ultimi scavi di sondaggio dai quali non venne rinvenuto alcun giacimento.

wind and whisper tunnels

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