Castello Barbò – Pumenengo

Il Castello di Pumenengo si trova a cavallo fra le province di Bergamo, Brescia e Cremona, possiamo notare ad ogni paese della sponda destra ne corrisponde un altro sulla sponda sinistra e questo perché, specialmente nel XII secolo, il fiume Oglio è stato scenario di battaglie sanguinose che si sono combattute per l’esercizio del controllo sui castelli dell’odierna Costa Volpino. Le battaglie che vengono spesso analizzate sono quelle delle Grùmore, combattuta nei pressi di Palosco nel 1156, e quella della Malamorte, del 1191, che vede sempre su schieramenti opposti i Comuni di Bergamo e di Brescia supportati rispettivamente da Cremona e da Milano.

E’ in questo contesto che si ha la costruzione della fortificazione di Pumenengo, risalente appunto al XII secolo, di fronte al castello di Rudiano. La sua pianta trapezoidale è dovuta al fatto che il castello è stato costruito su un terrazzamento naturale che costituisce anche una protezione dai nemici provenienti da est. Quest’edificio è inoltre fortemente legato alla signora di Milano Beatrice Regina della Scala, che nel 1366 acquistò il feudo della Calciana e lo vendette a nobili famiglie locali solo vent’anni dopo, dando origine al Condominio della Calciana.

Tornando al castello, è interessante che sia stato costruito in una posizione defilata rispetto al moderno centro abitato: in passato il borgo di Pumenengo si trovava più a meridione, presso l’attuale cimitero, dove si trova un ceppo a ricordare la presenza dell’antico abitato; in prossimità di quest’ultimo si trovava anche l’antica parrocchiale dedicata a san Giorgio, che poi è stata abbandonata in seguito ad un terremoto, probabilmente quello che ha devastato il Nord Italia nel 1117, che ebbe l’epicentro nei pressi di Verona ma che si avvertì distintamente anche a Bergamo, Brescia e Milano. Successivamente il centro è rifiorito a nord del castello, attraversato dall’antica Strada Calciana, che percorre anche oggi i territori comunali di Calcio, Pumenengo e Torre Pallavicina. Il castello è stato costruito sul terrazzamento alluvionale di cui ho detto prima; a causa della morfologia del terreno, la pianta non poteva essere quadrata, pertanto anche le torri non sono quattro, come spesso avviene per i castelli di pianura, ma solamente tre: una posta all’ingresso, rivolto verso ovest, una a nord-ovest ed una che si trovava ad est, ma di cui ora rimane solamente una traccia. Il lato meridionale era sprovvisto di torri d’avvistamento, perciò sono ancora ben visibili le scarpature che delimitano questo fianco del castello.

Pumenengo, Castello

La torre d’ingresso è caratterizzata da una merlatura ghibellina e da due ingressi: quello “carraio” e quello pedonale, chiamato pusterla. I due ingressi erano provvisti di ponti levatoi indipendenti, come mostrano le presenze dei tre alloggiamenti dei bolzoni, perché si potesse azionarli in tempi diversi; è molto probabile che il ponte levatoio più grande ( due bolzoni ) fosse tenuto di norma chiuso e la pusterla sempre aperta, poiché più maneggevole da azionare. Una volta entrati, ancora prima di accedere al cortile principale, è facile riconoscere il rivellino, ossia quella sorta di gabbia che si andava ad originare chiudendo il ponte levatoio e abbassando la grata che un tempo passava nella muratura dal piano superiore fino a terra attraversando un arco a tutto sesto. Il rivellino aveva la funzione di difendere il cortile principale, imprigionando in questo modo i nemici che tentavano l’assalto.

Oggi, entrando nel castello, ci sono alcuni dettagli che permettono anche all’occhio poco esperto di notarlo: sulla sinistra si trova infatti una lapide commemorativa sulla quale sono riportati i nomi dei sindaci dell’età repubblicana e proprio dove si trova l’arco d’ingresso, alzando lo sguardo e guardando anche sui lati, è facile intravedere la traccia ormai chiusa del binario in cui passava la grata. Procedendo, si entra nel cortile: ormai quanto appare agli occhi dei cittadini pumenenghesi non ha molto a che fare con la magnificenza del castello in epoca medievale. Da circa un decennio infatti la parte orientale della corte è stata occupata dagli uffici comunali e laddove si trovano i resti dell’antica torre ormai andata persa, sono stati messi dei finestroni che francamente ritengo fuori luogo; allo stesso tempo mi è capitato di visitare il piano superiore di quest’ala e il lavoro di recupero che è stato fatto degli interni è davvero notevole. La parte meridionale del corpo di fabbrica invece ospita da sempre la biblioteca e addirittura io ricordo di averci fatto la quinta elementare, perché la scuola era chiusa per ristrutturazioni. Proprio a ridosso dell’ala sud erano presenti un tempo dei porticati che sono stati demoliti ed era questa la zona abitata dai conti Barbò, feudatari di Pumenengo dal XIV secolo e proprietari del castello fino all’inizio del XX secolo. Sopra la biblioteca si trova la sala consiliare, con pareti riccamente decorate e rappresentazioni del castello e di alcuni esponenti illustri del casato.

 

Un dettaglio interessante è quello relativo alla torre settentrionale: se il visitatore la guarda, potrà notare l’entrata d’ingresso posta ad almeno un metro e mezzo da terra. Questa torre era l’ultimo baluardo difensivo qualora il rivellino non avesse retto e i nemici avessero avuto accesso al cortile. In questo caso, tramite una scaletta di legno che poi poteva essere rimossa, gli abitanti del castello potevano trovare rifugio all’interno della torre, dove si trovavano anche delle riserve di cibo. E’ possibile inoltre immaginare dei collegamenti con le altre parti del castello e, se si vuole dare atto ad una credenza popolare, sempre dal castello partiva un tunnel che collegava la fortificazione con l’attuale chiesa parrocchiale, che per tutta l’epoca medievale è stata la cappella palatina dei conti Barbò. Concludendo, è molto interessante notare che, osservando la trama muraria del corpo occidentale, purtroppo molto rovinato, ci sono diverse finestre che sono state tamponate nel corso dei secoli; la stessa cosa è visibile sul fianco sud, sia internamente che esternamente. Inoltre il materiale utilizzato è il borlante di fiume, impiegato nelle parti centrali dei muri: le scarpature del fianco meridionale, insieme agli angoli del castello, sono stati realizzati in mattone e questa stessa tecnica muraria la si riscontra anche nella parte più antica della rocca di Romano, realizzata a partire dalla fine del XII secolo.

 

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